Smettere di lavorare e vivere di rendita




Vuoi cambiare vitasmettere di lavorare e vivere di rendita per non morire di stress nella solita routine? Chi non lavora è un parassita. Chi non guadagna soldi lavorando con il sudore della propria fronte è un fallito. Sei schiavo anche tu di questi assurdi pregiudizi?

Pensi che solo il lavoro possa darti la dignità? Forse non ti accorgi di quanto sia schiavo di preconcetti che rovinano la vita delle persone, soggiogandole in nome di una società del consumo e del benessere falsa e illusoria, forse è ora di smettere di lavorare 24 ore al giorni senza staccare mai.

Nella maggior parte dei casi chi ha il lavoro perde la libertà, spesso non solo quella fisica, ma anche quella mentale: non riesce più a pensare con la propria testa e viene completamente fagocitato dalle aspettative della famiglia e dei datori di lavoro. Corri, corri, corri, perché senza lavoro sei una nullità.

Ma sei convinto che, nonostante i tempi di crisi che stiamo vivendo, sia necessario recuperare un minimo di lucidità e consapevolezza, cercando almeno (se ci si riesce) di fare quello che ci piace? La maggior parte delle persone ha perso di vista le proprie aspirazioni, condannandosi a fare un lavoro qualsiasi e ad essere infelici per sempre. Ma non abbiamo una vita di riserva, e quindi non possiamo sprecarla a casaccio, per questo è importante smettere di lavorare nella solita maniera e inventarsi un lavoro.

Pensi che sia possibile cambiare il corso della propria esistenza, liberandosi dal grigiore di giorni tutti uguali dove il lavoro è spesso l’unico obiettivo che perseguiamo? Dimentichiamo spesso che ci sono miriadi di cose belle per cui gioire in ogni momento perché siamo troppo presi dal lavoro, dal produrre. Chi lavora pensa a come farlo sempre meglio per paura di essere rimpiazzato o licenziato, chi non lavora si affanna per trovarne uno: in pratica, tutto ruota attorno al lavoro e di conseguenza ai soldi.

smettere di lavorare

Smettere di lavorare

Ritieni sia possibile rivedere questa prospettiva e proiettarti nell’ipotesi di poter smettere di lavorare? Se rispondi di sì a tale domanda puoi andare avanti a leggere questo post.

Pensare che saremo più felici acquistando sempre nuovi oggetti è una condanna all’infelicità. Molte persone sono avide di ricchezze, di soldi, di case da comprare per non andarci neppure ad abitare, di abiti costosi, ma sono incapaci di godere un tramonto o un momento di convivialità con gli amici che non sia legato al denaro.

Da oggi in poi potresti provare a proporre ai tuoi amici: “Ci vediamo alle 20.30 sul belvedere per guardare insieme il tramonto e bere un’aranciata”, invece che scervellarsi a pensare in quale ristorante o locale alla moda trascorrere la serata.

Smettere di lavorare: come fare? La risposta non è univoca, va lasciata alla libera interpretazione di ciascuno. Una cosa è certa: se si ha da parte un gruzzoletto, l’investimento migliore consiste nel partire verso paesi lontani, dove con 1000 euro si vive da pascià. Basti pensare che nei paesi esotici una casa costa sui cinquantamila euro, e non è certo una catapecchia.

Se invece non hai il coraggio di rischiare e non vuoi lasciare l’Italia, prova ad applicare la decrescita felice. Comincia a spendere di meno, ad evitare il superfluo, ad auto produrre ciò che ti serve per vivere, e magari valuta di investire i soldi all’estero in paesi ad alto tasso di crescita.

Non credere a chi ti dice che si può vivere senza lavorare: nella realtà di tutti i giorni puoi certamente decidere di non lavorare tanto, di non fare un lavoro qualunque, di non scegliere un’attività che non ti appaga, di trasformare i tuoi hobbies in una professione, ecc. Ma qualcosa dovrai pur farla, almeno per mettere da parte i soldi che ti daranno la possibilità di spiccare il volo. Ciò che fa la differenza tra le persone è il “come” e “quando” si lavora, qual è il posto che il lavoro occupa nella vita di ciascuno.

Vivere con pochi soldi

Ho incontrato qualche giorno fa un mio vecchio compagno di scuola. Il suo viso? Grigio come la giacca che indossava. Uno di quei quarantenni già rassegnati e delusi dalla vita che non hanno più niente per cui lottare. Non ha fatto altro che parlare di crisi e tagli delle spese, per un quarto d’ora ho desiderato solo andare via e lasciarlo solo con la sua tristezza. Eppure, a scuola, era uno di quelli che aveva tutte le carte in regola per sfondare nella vita, e ricordo pure che era abbastanza creativo e vivace. Ora è un uomo completamente divorato dal suo grigio lavoro di impiegato, nonostante lo stipendio mensile fisso non è un uomo felice. Se gli avessi proposto di lasciare il lavoro e tentare una nuova strada più appagante mi avrebbe risposto trovando mille scuse, oppure una soltanto: “Non ho più venti anni”.

Ma se a venti anni a guidarci è l’incoscienza e la voglia di mettersi alla prova (sia professionalmente che nella vita privata), a trenta o quaranta l’obiettivo deve essere diverso: sentirsi soddisfatti di se stessi e di quello che si fa.

Sembrano paroloni buttati al vento senza alcun riscontro con la realtà, eppure amici vi posso assicurare che c’è gente colorata in giro, non grigia, non rassegnata. C’è gente che non si lagna, che combatte ogni giorno per un’idea, per un progetto, per un obiettivo.

Laura ha 45 anni e due figli da mantenere. E’ dura, dopo la separazione. Ma lei ha una grande forza d’animo ed un sogno fin da piccola: diventare pasticciera. Laura si è informata su come fare per mettersi in proprio. Purtroppo non ha capitali a investire, così decide di sfruttare la forza del passaparola e dei social network per fare un po’ di pubblicità alle sue dolci creazioni. Ha creato una pagina Facebook, ha un suo giro fisso di clienti, guadagna abbastanza per vivere tranquilla. Ma il suo sogno è aprire una pasticceria artigianale al centro del paese in cui abita, in provincia di Pavia. Scommettiamo che ci riuscirà?




Perché lo dico? Laura sorride sempre, è gioviale e aperta, di sicuro questa forza d’animo la premierà.

Quando ripenso al mio ex compagno di scuola grigio nel suo lavoro di impiegato, che timbra il cartellino pensando solo a quando uscirà, on gli occhi spenti in mezzo ad una mare di scartoffie, penso che nonostante la precarietà economica, Laura sia mille volte più fortunata.

Laura ha un progetto in cui credere, un obiettivo per il quale vale la pena svegliarsi ogni mattina e mettersi al lavoro. Ti pare poco questo?

Smettere di lavorare. Come, quando, perché?      

Il lavoro non è l’unico obiettivo per cui vivere, soprattutto quando non lo abbiamo scelto, e quando svolgendolo non ci riempiamo di energia, ma ci svuotiamo di entusiasmo e passione.

Il lavoro non è l’unico stimolo che ci fa svegliare ogni giorno alla solita ora, che ci fa vestire come automi e raggiungere l’ufficio con gli occhi ancora assonnati.

La passione è ciò che fa la differenza. Riuscite a riconoscere una persona che fa il suo lavoro con passione, perché ci crede, perché gli piace?

Per fortuna ce ne sono tanti, altrimenti davvero il nostro Paese si fermerebbe del tutto. Non va certo avanti grazie al grigiore di quelli già rassegnati, come il mio ex compagno di scuola.

E tu cosa ne pensi?

Qualche giorno fa ho letto un libro che forniva consigli su come vivere di rendita. Mi è piaciuto, l’ho letto tutto d’un fiato perché ben scritto. C’erano esempi di persone che, nonostante la crisi, hanno trovato il coraggio di investire e mettere a frutto i loro risparmi per smettere finalmente di lavorare. Mi sono chiesta, però: quante persone, dopo aver letto questo libro come me, decidono effettivamente di cambiare? Quanti invece torneranno alla vita di sempre, senza entusiasmo e passione, né un progetto da portare avanti?

Lavora ad un progetto, rincorri un sogno, persegui un obiettivo. Ed ogni giorno che passa coltivalo come una pianta di cui vuoi vedere i frutti. Ci saranno momenti neri, certo, ti verrà voglia di buttare via tutto, ma poi tornerà il sereno ed anche l’entusiasmo.

Chi ha un sogno da realizzare non è mai solo: è sempre in compagnia del suo sogno. Non passa un solo giorno in cui Laura, nonostante le mille difficoltà per tirare su i due figli, non pensi alla sua pasticceria.

Pensare che si realizzerà è già un successo, dà lo stimolo e la forza per continuare anche quando le forze sembrano abbandonarci.

Ho pensato alle parole più giuste da dire al mio ex compagno di scuola quando lo rincontrerò. L’altra volta mi sono limitata ad ascoltare le sue lamentele, ad osservare i suoi gesti sempre uguali e il grigiore della sua presenza. Forse gli dirò qualche frase che possa scuoterlo, che possa farlo riflettere. Tipo: “Hai mai pensato che viviamo una volta sola e dovremmo cercare di vivere meglio che possiamo?”. Devo precisare che non mi riferisco ai soldi. C’è chi può permettersi di stare sempre in vacanza eppure non riesce ad apprezzare nulla.

Filippo ha perso il lavoro a cinquanta anni: la sua famiglia gli è stata vicina, la moglie lo ha incoraggiato a mettersi in proprio. Filippo è un ottimo falegname, ma per anni ha fatto l’operaio in una fabbrica. Ora ha realizzato il sogno di avere un’attività tutta sua, per quanto non sia facile oggi per un artigiano far quadrare i conti a causa delle tasse. Ottimismo e collaborazione gli hanno dato la forza di ricominciare a 50 anni, quando molta gente pensa che ormai si è fuori dai giochi.

Ho incontrato Filippo e mi sono fatta trascinare dal suo entusiasmo. Gli anni trascorsi in fabbrica sono ormai un lontano ricordo, ora grinta e passione servono nella sua nuova attività in cui ha coinvolto anche uno dei suoi figli, Nicolò.

“Impara l’arte e mettila da parte”, dicevano i nostri nonni a proposito della gavetta. Nicolò ha quasi diciotto anni, non intende lasciare la scuola, ma aiuta suo padre nei momenti liberi.

La storia di Filippo è uguale a tante altre, purtroppo il non avere un impiego per alcuni conduce alla depressione. Non è di certo la strada giusta: la vita offre tante occasioni, basta essere ricettivi, svegli, pronti a mettersi in gioco e tutto viene da sé.

La crisi? Spesso è un alibi, una maschera dietro la quale nascondiamo le nostre fragilità e la poca voglia di rischiare, la paura di perdere le poche certezze che abbiamo.

Mi piace pensare a Laura, a Filippo, a chiunque abbia deciso di rischiare tempo ed energia per far crescere un sogno. La luce che ho visto nei loro occhi è diversa da quella ormai spenta del mio ex compagno di scuola.

Non c’entra l’età, piuttosto quanto siamo capaci di rimetterci in discussione come persone. Interamente. Pienamente, senza riserve, accollandoci il sacrosanto rischio di sbagliare e il diritto di ricominciare.

Puoi leggere libri, consultare blog e siti vari, infarcirti di belle parole. Ma la strada da seguire è un’altra, ed è quella che ti porta a metterti in gioco sfidando la sorte: quanto sei disposto a rischiare?

Chi non rischia, non rosica. Ma qui non si tratta di incoscienza o imprudenza, ma della possibilità di realizzare i propri sogni partendo da ciò che si è, con la consapevolezza dei nostri limiti e delle nostre capacità.

Il sogno è lì, ti sta aspettando. Ti guarda ogni giorno, a te non resta che sfiorarlo, accarezzarlo, coccolarlo in attesa che possa spiccare il volo e riempire ogni giorno della tua vita.

Ti sembra poetico questo mio modo di pensare? Non mi sembra: è la vita che è fatta di sogni, di passione, di entusiasmo per ogni singolo attimo che stiamo vivendo.

Non possiamo spegnere la vita rassegnandoci a giorni tutti uguali, in attesa che qualcosa cambi. Sei tu il cambiamento che stai cercando, tutto parte da te e finisce con te. Ricordalo sempre.

Sii un attore protagonista e non una grigia comparsa nella meteora della vita. Fai del tuo lavoro una risorsa, un surplus, e mai una forzatura. Non sentirti mai costretto a produrre, a correre, a realizzare denaro. Coltiva il tuo sogno con tutto te stesso, un giorno realizzerai di essere un uomo compiuto, felice.

E non perché sarai ricco di cose materiali, di case, terreni, gioielli. Ma perché il sogno è entrato nella tua vita, gli hai fatto spazio e lo hai fatto vivere con te, permettendogli di farti diventare una persona migliore.